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Emerge dai racconti scritti e orali, dalle foto e dalle musiche, un mondo vitale, dinamico, "popolare", che smentisce il luogo comune dell'omologazione e che in qualche senso coglie un continuo rifarsi della seconda vita del popolo, a dispetto di televisione, processi di deculturazione, e di perdita della memoria. Nei mezzi e nelle forme comunicative del presente Bressi vede un'opportunità non solo per documentare, ma anche per innovare e tramandare. Coglie le trasformazioni che sono intervenute, a volte con nostalgia, a volte con rimpianto. Bressi, infatti, non è esterno alla materia trattata: è anche una sorta di custode, costruttore, divulgatore e inventore di tradizioni. Con un saggio di Vito Teti.